Gli agenti del Comando di Polizia Locale di Ciampino, nell’ambito dell’attività di controllo del territorio, hanno notato un notevole sbancamento di terreno (oltre 500 metri cubi) in un’area vincolata, a pochi metri dal corso d’acqua del fosso dell’Acqua Mariana, al confine con il Comune di Grottaferrata.
Giunti sul posto, la scoperta di un cantiere abusivo per la realizzazione di opere di edilizia privata, dal quale sono venuti alla luce diversi blocchi di pietra levigati, a sezione quadrata, rimossi dalla posizione originale ed altri ancora parzialmente sommersi.
Dopo aver posto sotto sequestro tutta l’area interessata ai lavori, si è provveduto ad allertare la soprintendenza per i beni archeologici, al fine di una valutazione sulla portata del ritrovamento.
Da una prima analisi effettuata con l’ausilio dei tecnici del Comune di Ciampino, i ritrovamenti sembrerebbero conformarsi in parti di un acquedotto di presumibile epoca romana, che si estenderebbe tra i comuni di Ciampino e Grottaferrata.
La porzione di terreno al confine con i castelli romani, d’altronde, non è certo nuova a ritrovamenti archeologici di pregio. Nella zona Marcandreola, ad esempio, grazie ai lavori per la realizzazione del sottopasso dell’Acqua Acetosa inaugurato nel 2010, sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici, tra i quali il più importante di questi trattasi di una gigantesca cisterna di inizi I secolo d.C., composta da un vasto spazio trapeziodale con 23 pilastri, che si appoggia su un muro in opera quadrata del V secolo a.C. che serviva per irreggimentare le acque di un rivo o di un torrente ora scomparso.
Poco distante dal luogo del sequestro, inoltre, i recenti sondaggi archeologici nelle tre aree destinate a Piani di Zona 167 hanno fatto emergere ritrovamenti di varie epoche e di importanza notevole: tombe non ancora esplorate con corredi intatti nella zona di Via Morosina, terme e grandi vasche nella zona di Colle Oliva, una intera villa romana e stratificazioni di edifici di varie epoche nella zona Mura dei Francesi.
L’esecutore delle opere e i proprietari del terreno, committenti dei lavori, sono stati denunciati per omessa segnalazione dei ritrovamenti oltre che per l’esecuzione del cantiere abusivo. Oltre alla pericolosità data dalla vicinanza con il fosso, le opere – eseguite in difformità dalle normative antisismiche e a tutela dell’ambiente e del paesaggio – se portate a termine avrebbero costituito un concreto pericolo per le abitazioni limitrofe, sia in caso di forti piogge sia di eventi sismici.
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