Bisogna esser pronti a lockdown parziali, anche molto parziali: credo che sia molto difficile pensare di decidere un lockdown generalizzato per il nostro Paese, si rischierebbe di passare dalla pandemia sanitaria alla pandemia economica e sociale”. E’ quanto sostiene Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell’Emilia-Romagna, intervenendo al programma ‘L’aria che tira’ su La7.
Per Bonaccini, “bisogna tenere quotidianamente monitorata la situazione, darsi da fare per tracciare il più possibile i cittadini ed esser pronti a iniziative restrittive molto mirate, nel caso in cui la curva dovesse aumentare”.
Il governatore osserva che “quei Paesi dove ci sono quelli che decidono da soli, sono quelli che si trovano di più nel dramma coronavirus: Boris Johnson, Bolsonaro, Trump… Diciamo che tutti quelli ‘autoritari’ stanno messi peggio di noi”.
“I fatti contano più delle opinioni e delle polemiche politiche: dobbiamo lavorare uniti – sottolinea Bonaccini – Insieme, lo Stato con le Regioni, si è fatto un gran lavoro: siamo stati il primo Paese travolto, senza esempi cui poter attingere; ci siamo dovuti inventare i decreti al posto delle ordinanze. E nel 98% dei casi, le centinaia di ordinanze prese dalle Regioni sono state recepite in conformità ai decreti emanati dal governo”.
“Il governo prende le decisioni, spesso condividendole con le Regioni, su cui si può essere più o meno d’accordo; ma mediamente abbiamo quasi sempre trovato unitarietà e unanimità – rileva – Le Regioni hanno poi il potere di restringere ulteriormente i provvedimenti dello Stato”.
Bonaccini evidenzia poi che ” nel nostro Paese si è investito troppo poco, negli ultimi quindici anni, sul sistema sanitario pubblico: quello che chiedo è di avere più risorse per la sanità pubblica. Io, che credo nella sanità pubblica e che chiedo più investimenti, non riesco a capire come non si possa decidere oggi di prendere i 36 miliardi di euro del Mes. Ma se non li prendiamo adesso, di fronte a una pandemia sanitaria senza precedenti, quando li dobbiamo prendere? Se non ora, quando?” è la domanda che pone il presidente della Conferenza delle Regioni.