“Sicuramente servono risposte e l’assegno unico e universale è una di queste e contiamo di farlo partire da gennaio 2021. Certo, la sfiducia c’è: pensi che in base a un’indagine condotta come Dipartimento per la famiglia, i giovani italiani rispetto ai loro coetanei europei sono risultati più pessimisti sulle scelte da affrontare. A causa della pandemia e del lockdown hanno cioè modificato le loro prospettive formative, dalla scuola all’università, nonché quelle familiari e genitoriali. Il coraggio della speranza cioè è più basso dei giovani degli altri Paesi e questo ovviamente incide anche sui progetti occupazionali”.
Lo afferma in un’intervista al Mattino Elena Bonetti, ministra in quota Italia Viva per le Pari Opportunità e la Famiglia, che però sottolinea che esiste anche “un forte desiderio di ripartenza con criteri diversi da prima. È come se il Paese si fosse svegliato: la maggiore presenza delle donne al lavoro, il tema educativo e Il ruolo dei giovani occupano ormai uno spazio molto più ampio nel dibattito nazionale”.
“E non è casuale – aggiunge Bonetti – che la politica abbia colto questa novità: il primo atto del governo al di fuori dell’emergenza da Covid-19 è stato approvare la prima riforma integrata delle politiche familiari del nostro Paese, il Family Act, approvato nella sua interezza dal Consiglio dei ministri, e che ha avuto una forte accelerazione in particolare sull’assegno unico universale, cioè per tutti i figli: il provvedimento è passato in Commissione alla Camera e la prossima settimana, il 16luglio per la precisione, andrà al voto. Ho apprezzato l’atteggiamento positivo e costruttivo delle opposizioni che hanno riconosciuto che la proposta è per l’intero Paese, una legge di riconciliazione del Paese con se stesso, come l’ho definita in Aula”.
“Contiamo in autunno- dice ancora la ministra – di emanare i decreti attuativi per far partire l’assegno unico e universale da gennaio 2021. Maggiorato per il terzo figlio, sosterrà tutte le famiglie mese dopo mese, dalla nascita del bambino fino a quando compirà 21 anni. Non è un bonus o un ‘una tantum’ ma una misura in grado di dare stabilità alle famiglie e consentire loro di fare scelte di educazione e formazione che oggi molte di loro non sono in grado di sostenere sul piano economico. Oggi disponiamo già di circa 15 miliardi individuati nell’ambito della riforma fiscale di cui il Family Act è il primo pilastro”.