“Con questo Patto, oggi, apriamo un nuovo cantiere, il cantiere del Made in Italy nel mondo, al quale dovremo inevitabilmente approcciarci con grande umiltà e spirito di servizio, verso il nostro Paese e verso tutti i cittadini”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenendo alla Farnesina alla cerimonia per la firma del Patto per l’Export, per il rilancio dell’esportazione del ‘Made in Italy’.
“Siamo qui oggi a firmare, insieme, un vero e proprio patto, il Patto per l’Export, che ci lega a precise responsabilità ed impegno reciproco – ha sottolineato Di Maio – Uno strumento che recepisce le richieste” raccolte durante 12 tavoli settoriali virtuali cui hanno partecipato 147 associazioni di categoria e oltre 250 partecipanti provenienti da tutti i settori produttivi: dall’agroalimentare alla meccanica, dalla farmaceutica alle infrastrutture, passando per il comparto dell’innovazione. Queste richieste “hanno ispirato una nuova strategia per l’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo. Una strategia certamente ambiziosa, ma solida, che si regge su sei pilastri”, ha aggiunto Di Maio.
“Abbiamo superato il periodo più buio di questa crisi sanitaria: ora il Paese può ripartire, con cautela ma con coraggio – ha detto il ministro degli Esteri – E, finalmente, il motore del Made in Italy, asset strategico per eccellenza dell’economia e dell’imprenditoria italiana, può tornare a correre”.
“Se c’è una cosa che la pandemia non ha compromesso è la grande domanda di Italia nel mondo – ha evidenziato il titolare della Farnesina – E noi le andremo incontro. Ed è questo lo spirito del Patto per l’Export, e lo spirito con cui affrontiamo, tutti insieme, il periodo che ci apprestiamo a vivere. Una fase complessa e molto delicata, in cui ci sarà bisogno del massimo contributo da parte di tutti, della massima unione di intenti. Una fase che rappresenta una sfida enorme, ma anche un’opportunità”.
Di Maio ha poi evidenziato che “dai tavoli settoriali e dal confronto con le associazioni è emerso chiaramente che la ripartenza non potrà prescindere dall’avvio di un grande re-branding nazionale, di costruzione di una nuova e più forte narrazione dell’Italia all’estero. Uno sforzo di comunicazione strategica e integrata a favore del nostro Made in Italy e di tutte le nostre filiere”. Un elemento “fondamentale” per la ripartenza è “promuovere una conoscenza ancora più estesa e approfondita dell’Italia, del suo territorio e delle sue eccellenze, in tutti i settori”, ha aggiunto il titolare della Farnesina.