“Sono giorni decisivi per la scuola, la riapertura non è scontata”. Se nei prossimi giorni il numero dei contagi continuerà a crescere, c’è il rischio non solo di una “chiusura di aree con focolai”, ma addirittura che “non riaprano le scuole”. Lo sostiene Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma in una lunga intervista su ‘Il Messaggero’. Tutto, però, “dipenderà dal comportamento responsabile delle persone”, precisa.
“In questo momento il contagio è alimentato sostanzialmente per circa il 30-35 per cento da quei turisti italiani che ritornano dall’estero, e sono soprattutto ragazzi. Poi un altro 40 per cento è autoctono, sono focolai cioè originati o trasmessi in famiglia o in comunità. Infine, un 20-30 percento di persone sono turisti, oppure migranti, o comunque persone che vengono dall’estero”.
La probabilità che si disponga la chiusura di qualche zona, spiega Ricciardi, “è una possibilità che va presa in considerazione nel caso non si riesca a intercettare i focolai. Però, prima di chiudere, bisogna cercare di tracciare i contagiati e di limitare i focolai. Naturalmente, a fronte di tutto questo, ribadisco, c’è il comportamento delle persone: se agiscono come se il rischio non ci fosse, è chiaro che i focolai aumentano, e questo a sua volta innesca la possibilità che le autorità non ce la facciano a individuarli”.
Per affrontare l’epidemia serve un sistema sanitario più compatto ed efficiente, spiega Ricciardi. “Dei tre pilastri del Servizio sanitario nazionale – continua – su quello ospedaliero sono stati fatti maggiori investimenti, ed è infatti quello messo meglio. Per quanto riguarda il pilastro della sanità pubblica, del contact tracing, dell’assistenza domiciliare, ci sono stati degli importanti investimenti, però ovviamente c’è bisogno di tempo perché possano essere espressi. Quello che rimane più indietro è appunto il pilastro della medicina generale”.
Ora, il rischio che i bambini non possano tornare a scuola, ribadisce Ricciardi, “c’è. Dipende se il trend si inverte anche attraverso la decisione presa domenica dal governo di chiudere discoteche e di limitare la movida attraverso l’uso delle mascherine. Noi possiamo e dobbiamo lavorare perché le scuole riaprano, ma è chiaro che se abbiamo una esacerbazione e una crescita dei casi, si riapre un enorme punto interrogativo, perché di fatto in queste condizioni le scuole potrebbero essere fonte di nuovi focolai. Quindi, bisogna fare tutti gli sforzi possibili e immaginabili per riaprire le scuole, e questo significa che serve che da una parte le persone abbiano comportamenti adeguati e che le autorità si preparino adeguatamente”.
Per quanto riguarda l’ipotesi di riaprire le scuole solo nelle zone con meno contagi se i numeri “continuano a crescere come stiamo vedendo negli ultimi due tre giorni, c’è un problema serio. Se invece questa crescita viene interrotta e addirittura contenuta, si può riaprire in tutta Italia. Ma è chiaro che i presupposti sono l’interruzione di questa crescita di casi e la capacità di gestire i contagi con i protocolli adeguati”.