Scuola, medici di famiglia: “Lunedì rischio caos per test personale in ritardo”  

Potrebbe trasformarsi in un lunedì ‘nero’, il 31 agosto, per gli ambulatori dei medici di famiglia. “Il timore è che parte del personale della scuola che fino ad oggi non ha accettato gli appuntamenti (il 30% circa) per fare i test sierologici nei nostri studi, nell’ultimo giorno utile prima di rientrare a scuola, il primo settembre, faccia pressioni per fare lo screening, creando problemi per l’attività ordinaria che proprio lunedì riprenderà, presumibilmente, a pieno”, spiega all’Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).  

“Invitiamo tutti i medici che stanno partecipando allo screening – aggiunge Scotti – che nella maggior parte dei casi hanno già chiamato i loro assistiti per fissare l’appuntamento per il test, di fare un secondo giro di chiamate, per sollecitare i pazienti a presentarsi entro domani, per chi prende servizio il 1 settembre. E spiegare a chi entra in servizio il 14 settembre tra docenti e personale Ata, che ha ancora una settimana a disposizione”.  

I test dal medico di famiglia saranno infatti possibili fino al 7 settembre e alcuni dottori hanno scelto di realizzarli fuori dell’orario di studio, in qualche caso persino il sabato, per non pesare sulle attività di ambulatorio.  

DIMEZZATI ‘NO’ A MEDICI DI BASE – Effetto ‘media’ sugli operatori scolastici. Dopo la diffusione dei dati sul rifiuto ai test sierologici dal medico di famiglia, che avevano registrato il 30% dei ‘no’ da parte degli assistiti convocati per lo screening in ambulatorio, si è verificata un’inversione di tendenza. “In pochi giorni il dato del rifiuto si è dimezzato, è rimasto solo un 15% degli operatori a non accettare l’appuntamento” riferisce Scotti che, attraverso l’Adnkronos Salute, aveva diffuso martedì i dati sulle opposizioni all’analisi sierologica. Una notizia che, in breve tempo, ha creato reazioni e critiche.  

“Credo che gli operatori scolastici – spiega Scotti – siano stati sensibilizzati dall’informazione che li riguardava. Hanno avuto modo di saperne di più, di riflettere sul significato e l’importanza del test. E forse si sono anche sentiti un po’ punti nell’orgoglio e investiti di responsabilità. Fatto sta che già il giorno dopo la diffusione dei dati, in molti hanno richiamato per prendere nuovi appuntamenti”.  

Scotti ha ricordato che ogni medico di famiglia che partecipa allo screening ha circa 30 pazienti che possono, volontariamente, sottoporsi ai test. “Nel mio studio, ho dedicato un’intera giornata ai test. Tutte le persone che avevano diritto erano state invitate la scorsa settimana. E ieri, grazie al lavoro della mia assistente, sono state richiamate anche tutte le persone che avevano rifiutato”.  

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