Smart working, cosa propone la task force 

“Monitorare e valutare attentamente l’utilizzo attuale dello Smart Working nel mondo delle Pa e delle imprese prima di implementare modifiche alla normativa vigente, che dovranno puntare alla definizione di una disciplina legislativa dello Smart Working per tutti i settori, le attività e i ruoli (manageriali e apicali inclusi) compatibili, con attenzione alla pari fruibilità per uomini e donne, che lo qualifichi come opzione praticabile per aziende e lavoratori, in particolare nell’ottica della creazione di nuova impresa e/o nuovi posti di lavoro; disciplinare la possibilità, consentita nella fase di emergenza e post emergenza, di accesso preferenziale allo Smart Working per il sostegno dei figli nei primi gradi della scuola (fino ai 14 anni)”. E’ questo uno dei suggerimenti contenuto nel rapporto ‘Iniziative per il rilancio ‘Italia 2020-22’ del Comitato di esperti in materia economica e sociale, la cosiddetta task force guidata da Vittorio Colao. 

Ma non solo. Nel breve periodo, si legge nel rapporto, bisogna “promuovere, nella Pa come nelle aziende private, l’adozione di un codice etico dello Smart Working con specifica considerazione dei tempi extra lavorativi (tra i quali impegni domestici e cura della famiglia) e in ottemperanza alla L. 81/2017 (stesse ore lavorative e giornate come da contratto nazionale), con l’obiettivo di massimizzare la flessibilità del lavoro individuale, concordare i momenti di lavoro ‘collettivo’ (da tenersi in orari standard, rispettando la pausa pranzo, i weekend e le regole previste per il lavoro straordinario), adottare sistemi trasparenti di misurazione degli obiettivi e della produttività al fine di valutare la performance sui risultati e non sul tempo impiegato (meno misurabile e non rilevante nel lavoro agile)”. 

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