di Enzo Bonaiuto
“Senza il lockdown dall’11 marzo, il 3 giugno sarebbe stato un giorno come un altro: senza i sacrifici di tutti noi, le nostre città sarebbero state ancora vuote e desolate e doloranti e i nostri balconi addobbati solo di bandiere silenziose…”. E’ la riflessione del commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, con cui apre la conferenza stampa dalla sede della Protezione Civile.
“Senza una consapevole gestione dell’emergenza – prosegue Arcuri – il coronavirus si sarebbe esteso probabilmente in tutto il Paese con la stessa profondità e la stessa drammatica gravità. E invece, finalmente, il 3 giugno non è stato un giorno come un altro: abbiamo riconquistato la nostra libertà che ha un valore incommensurabile, ma ora dobbiamo preservarla – avverte il commissario straordinario – Dipende da noi e dai nostri comportamenti che quei giorni non ritornino”.
“Il vaccino non è stato ancora trovato: dobbiamo essere consapevoli che la crescita della mobilità moltiplica i contatti con gli altri e quindi potenzialmente moltiplica le possibilità di contagio” avverte inoltre Arcuri. “Questa non è né più né meno che una evidenza statistica”, tiene a chiarire.
“In questa fase dell’emergenza, noi abbiamo allora un dovere rinnovato: cercare ancora di più il virus, riconoscerlo, stanarlo, indebolirlo. Servono i tamponi, servono i reagenti per estrazione e per amplificazione, serve una rinnovata strategia e un crescente impegno nei test molecolari – sottolinea – In queste ultime settimane abbiamo lavorato con le Regioni, che hanno tutte collaborato, con l’obiettivo di trovare il numero maggiore possibile delle componenti che servono a fare i test molecolari nel numero massimo possibile”.
“Abbiamo calcolato – riferisce – che, alla fine dell’anno, il 28% della popolazione italiana potrà essere sottoposta a un tampone, se ciò sarà necessario o anche soltanto utile”. “Si tratta quasi di un italiano su tre: faremo tante ‘fotografie’, ma – tiene a sottolineare Arcuri – non ci stancheremo mai di dire che il tampone non è un passaporto sanitario di immunità, ma è una istantanea che ci dice se in quel momento il coronavirus ci ha colpito oppure no”.
Dall’inizio della crisi coronavirus in Italia, “sono stati somministrati in media 39.500 tamponi al giorno; nel mese di maggio la media è salita a 61.000 ogni giorno. C’eravamo posti l’obiettivo di far crescere stabilmente questo numero, d’accordo con il ministero della Salute e il Comitato tecnico scientifico, fino a 84.000 tamponi al giorno, numero ragionevole anche considerando la flessione della curva dei contagi – riferisce il commissario straordinario – Siamo riusciti a superare questo risultato e dai prossimi giorni sarà possibile effettuare fino a 89.000 tamponi al giorno, con un +47% rispetto al dato già rilevante dell’ultimo mese”.