Sul Mes con il Pd “si arriverà necessariamente ad una sintesi. Siamo già arrivati ad ottenere il Recovery Fund perché il presidente su questo è stato molto determinato; nessuno era pronto a scommettere sul fatto che mantenendo ferma la posizione dell’Italia si sarebbe riusciti ad arrivare a questa decisione e quindi ad avvicinare l’Europa alle nostre esigenze”. Così la ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, ospite della trasmissione ‘Circo Massimo’ su Radio Capital.
Secondo Dadone il Mes non è uno strumento adatto alla situazione d’emergenza “come il Recovery Fund, ma alla fine sul Mes troveremo una sintesi”. Con il Pd “ci scontriamo su molti argomenti ma poi la sintesi la troviamo sempre. Sul Mes come lo conosciamo continuiamo a dire di no; salvo che non sia qualcosa di completamente diverso ma la vedo difficile”.
Dadone parla poi del lavoro agile. “Siamo in un fase di parziale rientro in ufficio, anche con delle turnazioni ma l’obiettivo deve essere sempre quello di passare dalla concezione del lavoro agile visto soltanto come una tutela o un diritto del lavoratore all’idea che si debba garantire un servizio ottimale. E’ questo il mio auspicio per la fase definitiva, che si mantenga questa esperienza del lavoro agile” dice la ministra della Pubblica Amministrazione.
“Vorrei che il lavoro agile diventasse strutturale come modalità di lavoro nell’ottica di riuscire a garantire un servizio ottimale e permettere alla pubblica amministrazione di avere quello scatto che aspettiamo da anni sul fronte della funzionalità e dell’efficienza” sottolinea.
“La rigidità dell’orario di lavoro non è conciliabile dal mio punto di vista con il tipo di lavoro agile che non è la presenza di 8 ore sul tavolo” spiega poi. E aggiunge: “A me non interessa tanto che stiano a passare 8 ore di presenza fisica ma l’ottica deve essere quella di garantire un servizio ottimale. Se vogliamo far ripartire il Paese la struttura ossea è quella dell’amministrazione che deve accompagnare la fase di rilancio”.
Quanto al cartellino, “non dico che andrebbe superato completamente per chi va in ufficio in presenza fisica. Va bene continuare ad attestare la presenza ma ho delle perplessità che si possa fare con il lavoro da remoto per il quale ci saranno delle altre modalità di valutazione e di controllo che saranno invece legate al risultato che produce il lavoratore”.
“Cambieremo l’organizzazione del lavoro; l’idea è quella di far lavorare da remoto il 30-40% dei dipendenti, ma bisogna studiare le attività più ‘smartizzabili'”; ma su questo serve un lavoro collettivo che coinvolge anche i sindacati: “Spero entro fine anno di mettere tutto insieme a regime sfruttando questa importante fase di slancio che abbiamo preso durante questa emergenza sanitaria”.