In questa fase segnata dalle conseguenze della pandemia “lo stato di incertezza non consente di fare previsioni ragionevoli, procediamo per scenari ‘possibili’ ma ciò non vuol dire che non si debba fare niente” per definire le politiche per la ripartenza. Lo sottolinea il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in un intervento a un convegno organizzato dall’Accademia dei Lincei e Società italiana degli economisti. Per Visco – che comunque definisce “esagerato confrontare la pandemia con una guerra” – si registra una “flessione drammatica che porterà ad avere un anno che difficilmente avrà un risultato” lontano da “una caduta intorno al 10%, non soltanto in Italia”.
Visco ha evidenziato la “necessità di muoversi avendo in mente non solo il breve ma anche il lungo periodo”, elaborando “un piano ben costruito”. “Bisogna capire come costruire un programma per il futuro, anche perché le analisi mostrano squilibri da colmare”, a iniziare dalla dimensione delle aziende italiane, che resta troppo piccola se si considera che “su 4,3 mln di imprese registrate solo 25 mila hanno più di 50 addetti, eppure producono circa la metà del valore aggiunto nazionale”. “Serve una crescita della produttività” ha auspicato il governatore di Bankitalia, osservando che “una crescita dell’1% è nelle nostre possibilità ma richiede uno sforzo collettivo”.
“Sembra che ci siano fondi europei che si possono utilizzare senza pagarli” ma non è vero perché “si paga tutto”: ma soprattutto “all’ Italia serve la capacità di spenderli bene, in infrastrutture e progetti utili”, ha sottolineato ancora Visco.