E’ un crollo record – il più forte fra le 30 principali economie mondiali – quello che attende l’Italia nel 2020 a causa delle misure imposte dalla pandemia di coronavirus: dopo il già debole +0,3% del 2019, quest’anno il Pil italiano – secondo le nuove stime del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale – dovrebbe scendere del 12,8%, valore raggiunto solo dalla Spagna e paragonabile solo al -12,5% che dovrebbe registrare la Francia.
Notevoli, ma assai inferiori, i cali previsti nell’Eurozona per Germania (-7,8%) e Paesi Bassi (-7,7%) mentre gli Stati Uniti dovrebbero perdere l’8% di Pil, meglio del Regno Unito (-10,2%) ma peggio del Giappone (-5,8). Crescita leggerissima – ma pur sempre un segno più – per la Cina, con un Pil previsto a +1,0% e addirittura +8,2% nel 2021. E la ‘debolezza’ dell’Italia si conferma anche il prossimo anno con un rimbalzo atteso al +6,3% (anche qui stesso valore della Spagna, ma anche del Regno Unito) contro il +7,3% della Francia.
DEBITO PUBBLICO – Per via delle ripercussioni del lockdown e degli interventi per attenuare gli effetti della pandemia nel 2020 il debito e il deficit dei conti pubblici italiani balzeranno dal 134,8% del 2019 al 166,1% del Pil per poi scendere leggermente al 161,9% nel 2021, secondo le nuove stime dell’Fmi nel World Economic Outlook che vede il deficit al 12,7% del Pil quest’anno (in netto peggioramento rispetto all’8,3% della stima di aprile) per attestarsi al 7,0% nel 2021 (valore doppio rispetto ad aprile).
Ma il peggioramento riguarda tutti i Paesi dell’Eurozona, dalla Francia che quest’anno balzerà al 125,7% del Pil, alla Spagna (123,8%) e alla Germania dove crescerà di 16 punti sul 2019 ma mantenendosi al 77,2%. Fra 30 e 32 punti di aumento del rapporto debito/Pil anche per Stati Uniti (dove arriverà al 141,4%) e Giappone, dove balzerà al 268%.
PIL MONDIALE – Quella aperta dal coronavirus è “una crisi come mai nessun altra” nella storia recente e che sarà seguita da una “ripresa incerta”, sottolinea il Fondo Monetario Internazionale nell’aggiornamento del World Economic Outlook in cui taglia ancora l’andamento del Pil mondiale nel 2020 a -4,9% con una riduzione di 1,9 punti rispetto alle stime di appena due mesi fa. L’Fmi abbassa anche – di 0,4 punti – le previsioni sul ‘rimbalzo’ atteso nel 2021, con una crescita del 5,4% a livello globale che – si spiega nel Weo – “lascerà il Pil 2021 circa 6,5 punti più in basso rispetto alle stime pre-Covid di gennaio 2020”.
Lamentando come ci sia – su queste stime – “un livello di incertezza maggiore del solito”, il Fondo segnala che questa crisi “avrà un impatto particolarmente forte sulle famiglie a basso reddito mettendo a rischio i notevoli progressi fatti dagli anni Novanta nella lotta per ridurre la povertà estrema”. Le stime, peraltro, si basano sulla previsione – almeno nei Paesi dove la pandemia mostra livelli in calo – di persistenti misure di distanziamento sociale anche nel secondo semestre del 2020, oltre che di condizioni finanziarie che resteranno ai livelli attuali.
“DEBITO PUBBLICO SUPERERÀ OGNI RECORD” – “Il Grande Lockdown ha scatenato la peggiore recessione dalla Grande Depressione” degli anni Trenta portando il Fondo Monetario Internazionale a rivedere le stime per l’economia mondiale nel 2020 dal +3,3% previsto a maggio all’odierno -4,9%, accompagnato da un taglio nella stima del rimbalzo atteso il prossimo anno, stime “che portano nel biennio la perdita complessiva per l’economia globale legata a questa crisi a oltre 12mila miliardi di dollari” scrive Gita Gopinath, consigliere economico dell’Fmi, in un intervento che accompagna la diffusione delle nuove previsioni del World Economic Outlook.
Oltre alle pressioni immediate di carattere sanitario ed economico la crisi aperta dal Covid-19 “genererà anche sfide a medio termine: si prevede che il debito pubblico raggiungerà quest’anno il livello più alto in rapporto al Pil mai registrato nella storia” il che imporrà ai Paesi “solidi cornici fiscali di consolidamento a medio termine, attraverso la riduzione della spesa, l’ampliamento della base imponibile, la riduzione al minimo dell’elusione fiscale e una maggiore progressività fiscale in alcuni Paesi”. Il debito pubblico è stimato superare persino i picchi storici registrati al termine della seconda guerra mondiale: nelle economie avanzate supererà il 120% del Pil mentre in quelle emergenti sfiorerà il 60%.