Ora tocca ai capi di Stato e di governo spiegare a parlamenti e cittadini l’accordo sul Recovery Fund, a convincerli ”che è giusto e necessario andare avanti” e approvarlo in sede di ratifica nazionale. Lo afferma il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in una intervista a La Repubblica. ”Qualche volta ho dovuto riportare freddezza e lucidità al tavolo”, confida l’ex premier belga, che parla di ”uno sforzo mentale e fisico incredibile, almeno due volte il vertice è arrivato a un passo dal fallimento”. Quindi spiega che il meccanismo sulle riforme chiesto da Mark Rutte non spingerà solo l’Italia ad ammodernare l’economia, ma altri paesi a rivedere ”il sistema fiscale”.
Dopo essere entrato in carica ”sapevo che avrei dovuto affrontare delle crisi, ma non credevo che una sfida del genere sarebbe arrivata così presto. Però alla fine siamo stati capaci di prendere decisioni molto velocemente. La crisi del Covid è iniziata a febbraio, passo dopo passo abbiamo costruito il Recovery che è qualcosa di completamente diverso da quanto fatto prima dall’Unione”. Secondo Michel ”per raggiungere decisioni all’unanimità è necessario fare molti sforzi politici. Si tratta di una sfida costante ma garantisce che vengano tenute in considerazione tutte le sensibilità, anche quelle dei paesi più piccoli. Il fatto che tutti possano influenzare le decisioni a mio modo di vedere non è uno svantaggio”. E rispetto a un cambiamento delle regole suggerisce di ”non andare troppo in fretta sulla riforma dei trattati, altrimenti distoglieremmo energie politiche dalle altre priorità”.
”Ci troviamo di fronte a una evoluzione copernicana del progetto europeo con un meccanismo di obbligazioni collettive, la scelta più significativa degli ultimi anni: ora dobbiamo essere pronti a prendere decisioni sulle risorse proprie per riuscire a ripagare i 390 miliardi di trasferimenti a fondo perduto dal 2026. Penso a Digital Tax, Plastic Tax, Carbon Tax ed Ets (certificati per inquinare, ndr)”. In merito all’Olanda dice che ”accettare i sussidi a fondo perso è stato difficile, ma nessuno può pensare che sia sbagliato difendere gli interessi nazionali. Rutte ha esperienza ed è un bravissimo negoziatore, oltre che una persona molto franca”.
Sul processo di ratifica del Recovery da parte dei parlamenti parla di ”responsabilità come autorità europee e leader nazionali spiegare che andare avanti è giusto e necessario. Dobbiamo convincere i parlamenti che è bene per tutti. Non sono spaventato perché i populisti non li sconfiggi chinando la testa, ma affrontandoli con un dibattito politico approfondito”. E sul summit dice che era ”determinato a non farlo fallire, ma è stato un negoziato che ha messo alla prova le nostre capacità intellettuali, mentali e fisiche. Ci sono stati momenti ad alta adrenalina ed emozioni forti e alcuni passaggi delicati: sabato e domenica sera c’è stato il reale pericolo che il negoziato saltasse”.